Contrattazione aziendale e “merito”
A tutt’oggi conviviamo ancora il contrasto nell’ambito sindacale, a volte aspro, tra le posizioni di chi vuol mantenere la centralità del livello nazionale e di chi, da sempre, punta a una maggiore valorizzazione del momento aziendale e decentrato. A questo si aggiunga il fronte datoriale incerto tra le lusinghe di una maggior flessibilità salariale e i timori di un’incontrollata conflittualità diffusa.
Il risultato di questi contrasti porta ad attribuire alla contrattazione aziendale una configurazione sempre più estesa verso la tutela assistenziale/assicurativa quale contropartita rispetto ad una maggiore condivisione da parte dei collaboratori di forme di remunerazione del proprio lavoro più strettamente collegate a fattori di redditività dell’impresa o all’accettazione di impegnative modalità di riorganizzazione/esecuzione/distribuzione oraria della propria attività lavorativa o di forme comunque classificabili come partecipazione al rischio dell’attività imprenditore stesso.
Le tesi maggiormente seguite sono quelle che mirano ad uno sviluppo ulteriore della contrattazione individuale anche quale fattore di diffusione di uno spirito più attento ai profili “meritocratici” del concetto di retribuzione da corrispondere al singolo lavoratore e quale importante spinta allo sviluppo di una professionalità migliore e di un atteggiamento lavorativo più consapevole.
E’ diventato ormai necessario evolvere l’impresa verso modelli di comportamento che le consentano di incidere positivamente sulla realtà complessiva che la circonda dal punto di vista sociale ed economico e sul parallelo incremento dell’intensità e della qualità delle “richieste” che provengono dalla sua stessa comunità interna, cioè quella composta dai lavoratori che ne fanno parte.