25 Novembre 2020

Modello digitale: mode on

Siamo tutti completamente immersi in un grosso cambiamento culturale, forse una vera e propria trasformazione, spinta dalla digitalizzazione.

Le tecnologie esponenziali (IA, realtà aumentata, Big Data, biotecnologie, medicina digitale, nanotecnologie, fabbriche digitali, robotica, cloud computing, IoT, Fintech, Machine learning, Stampa 3D e chi più ne ha più ne metta) esistono, si implementano e si sviluppano, gestiscono gran parte del “lavoro”, ma, come tutti gli strumenti, vanno gestiti per massimizzare i benefici e ridurre i rischi. Niente di più. Forse.

La trasformazione digitale

Mettiamo le cose in chiaro per capirci meglio: quando si parla di Digital Transformation si intende il cambiare il modo in cui adattare le operazioni e le abitudini di ognuno alle nuove tecnologie, non l’inverso. E sicuramente non semplicemente adottarle.

Lo scopo della Digital Transformation non è riempire di tecnologia le aziende, ma la tecnologia è la conditio sine qua non per l’adozione del digital e l’introduzione di modelli di lavoro smart all’interno delle organizzazioni.

Digital transformation significa cambiare la natura di un’organizzazione, cambiare il modo in cui le persone lavorano, sfidando il loro modo di pensare, i processi di lavoro quotidiani e le strategie su cui fanno affidamento consentendo ad un’azienda di diventare più efficiente, guidata dai dati (certamente, non esiste più economia che non sia Data Driven) e agile, flessibile e proattiva.

La Digital Transformation è una vera e propria metamorfosi di diversi aspetti: culturali, tecnologici e manageriali. È un cambiamento continuo ma anche di rottura che rimette in gioco qualunque logica pre-esistente, oltre ad azzerare sempre di più le distanze spazio-temporali.

La verità è diventata sempre più temporaneamente limitata: ciò che crediamo sia certo oggi, potrebbe non esserlo più non tra 50 anni, ma tra qualche mese.

Cambiamenti in azienda

Dottrina vuole che le aziende, per rispondere alle sfide della digitalizzazione, dovrebbero sviluppare 4 nuove funzioni:

  • Unified data organization: una funzione che persegua lo scopo di raccogliere ed integrare tutti i dati provenienti dalle diverse funzioni e unità
  • Collaborazione più stretta tra ICT e R&D
  • Funzione dev-ops che gestisce il cloud e assicura l’integrazione tra gli sviluppatori e gli addetti alle operation
  • Customer success management: un’evoluzione del marketing che sia orientata alla creazione di valore per il cliente

Ovviamente non vale per tutte le aziende e soprattutto la maggior parte delle aziende non riuscirebbero facilmente a costruire funzioni strutturate di questo tipo, ma a ben guardare, al di là delle etichette, il senso credo lo abbiate identificato tutti: importanza inestimabile dei dati e della loro elaborazione, rilevanza della collaborazione sempre più intima col sistema ICT, necessità crescente di creazione di team di sviluppo interfunzionali, massimizzazione delle centralità del cliente su tutti i flussi.

Cambiamenti nella cultura

La trasformazione è principalmente culturale, o meglio: se non cambia la cultura qualsiasi cambiamento (digitale e non) è destinato all’insuccesso.

Che si deve fare per cambiare cultura e mindset?

  • Goal-centric thinking: ragionare per obiettivo
  • Collaboration skill: condividere conoscenze e puntare sull’apprendimento sociale anche con la creazione di community di manager e dipendenti
  • Communication skill: diventa uno strumento tecnico strategico di organization e knowing
  • Learding skill: sapere usare una nuova tecnologia
  • Trouble shootign skill: ogni tool è perfetto fino al momento del test, quindi ci vogliono persone smart se vogliamo un’organizzazione smart
  • Playfulness: i dipendenti e manager del futuro dovranno essere curiosi verso le nuove tecnologie e trovare gratificazione dall’uso dei nuovi strumenti digitali

E i Leader?

Da una ricerca congiunta tra MIT Sloan Management Review e Deloitte del 2018, Coming of age digitally, i tratti chiave di un’efficace leadership digitale riguardano la capacità di coinvolgere l’organizzazione: fornire visione e scopo, creare condizioni per sperimentare, responsabilizzare le persone a pensare in modo diverso e convincere le persone ad andare oltre i confini.

Avere una visione trasformativa che implichi la capacità di anticipare i mercati e le tendenze.

Essere in grado di prendere decisioni aziendali consapevoli e risolvere problemi difficili in tempi turbolenti, abbracciare il cambiamento e assumersi rischi basati su molteplici possibili scenari futuri.

Come fare a coinvolgere le persone in questo cambiamento?

I Leader Digitali dovranno, ad esempio, attivare un modello di social media literacy in cui si impegnano a:

  • Produrre contenuti efficaci ed esteticamente coinvolgenti
  • Selezionare, distribuire e condividere i contenuti multimediali e non
  • Ricevere informazioni e gestirne l’overflow
  • Essere consiglieri e orchestratori facilitando il processo di sviluppo delle competenze e delle pratiche digitali in azienda
  • Diventare architetti spingendo per implementare una infrastruttura organizzativa e tecnologica che consenta di facilitare i processi di condivisione e scambio orizzontale
  • Analizzare i processi per comprendere se è possibile anticipare le evoluzioni
  • Comprendere i punti di forza e criticità degli strumenti
  • Implementare il reverse coaching dove i millenial fanno da coaching ai colleghi senior

E per quelli che temono che le macchine ci sostituiranno (oh, magari han ragione loro) posso dire per rassicurarli che la complessità dei fenomeni sociali, economici ed umani sono caratterizzati da un elevato tasso di impredittibilità, sono estremamente sensibili ad una molteplicità di variazioni e inoltre sono fortemente dinamici, quindi sì, è possibile individuare i trend, fare previsioni a breve termine, ma non è possibile predire, soprattutto nel lungo periodo, lo stato di un sistema così complesso.

Le persone rimangono fondamentali.

No servi negarse in mar grande, basta gaver un poco del quel che si ciàma (Traduzione dal triestino all’italiano: non ha senso seguire la massa, basta avere buon senso)