Il Teatro come esperienza formativa
Le esperienze teatrali che non mirano solamente alla messa in scena offrono un’opportunità dell’approfondimento e della ricerca sulle implicazioni formative e trasformative. La dipendenza dai ruoli sociali e dalle aspettative ad essi collegati spesso impedisce agli individui di entrare in contatto con se stessi e gli altri, di vivere l’autodeterminazione e di essere autentici.
Poiché il teatro è un gioco di ruoli che considera sempre le zone d’ombra, che si occupa di un ipotetico “altro da sé”, esso mette in discussione i ruoli quotidiani e si propone come campo di sperimentazione per una comunicazione autentica. Osservare l’altro, osservare se stessi, vedere nell’essere visti non solo è costitutivo della situazione teatrale bensì determina ogni tipo di relazione sociale, terapeutica e d’apprendimento.
Come percorso di sperimentazione, la scatola teatrale offre quindi l’opportunità di vivere più storie, più personaggi, e quindi di sperimentare attraverso l’immedesimazione differenti ruoli e differenti risorse. Già Konstantin Stanislavskij sostiene che l’attore può rivivere solo le sue emozioni personali. Si può intuire ed entrare in una situazione e agire come il personaggio. Questa azione creatrice rievocherà nell’attore delle esperienze analoghe a quella della parte.
L’idea non è quella di “recitare” enfaticamente, al contrario, egli esorta a starne attenti. “Non rinunciare mai al tuo IO. Se lo fai ti perdi … Per quanto tu reciti, devi sempre, senza eccezione, ricorrere ai tuoi sentimenti personali. Trasgredire questa legge equivale, per l’attore, a uccidere il personaggio, privarlo del vivo spirito umano …” Ecco che il verbo recitare viene sostituito con il verbo interpretare.
Interpretare solo se stessi nelle varie combinazioni di problemi e di ricordi emotivi sono gli ingredienti per la creazione interiore. Quindi “l’arte e la tecnica interiore dell’attore devono essere educate a capire per quale via naturale egli può scoprire i germi delle qualità e dei difetti umani che ha dentro di sé e sviluppare di volta in volta quelli più adatti alla parte che deve interpretare”. E’ dunque dalla combinazione dei ricordi e delle emozioni dell’attore che nasce l’animo del personaggio. Il teatro diventa quindi metafora del percorso esperienziale che si nutre del vissuto della persona e che attraverso le sue azioni e le sue relazioni, costruisce ed inventa la scena.
Attraverso esperienze sensoriali che hanno come fine quello di ampliare la consapevolezza di sé e del rapporto con altri, si ricerca una relazione diversa con la vita, un punto di vista più confortevole, che implichi anche il riso. E’ ridendo che si mobilitano fasce muscolari profonde, il cervello viene distratto dalla sua attività ed emozioni e pensieri negativi perdono di potere.
(Tratto da “Attraverso la gentilezza. Un percorso formativo sulle tracce della consapevolezza di sé”_ di Anna Perna, ZANE Editrice)